IMPACT
COP27: lotta alla crisi climatica e contraddizioni globali
25 novembre 2022
di Alessia Arnaldino
La Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici di quest’anno, conosciuta come COP27, si è tenuta dal 6 al 18 novembre a Sharm el-Sheik, in Egitto. L’evento è stato accompagnato da critiche per le diverse contraddizioni rilevate, sia da chi ha partecipato, sia da chi vi ha assistito da lontano. Abbiamo avuto modo di parlare con Andrea Pesce, il founder di zeroCO2 (startup che si occupa di riforestazione ad alto impatto sociale), che ha preso parte alla Conferenza. In questo articolo vi riportiamo la sua preziosa testimonianza.
Ma facciamo un passo indietro. Come si struttura, in concreto, una COP? Quali sono i partecipanti, i loro ruoli e gli argomenti effettivamente trattati? Vi raccontiamo il tutto attraverso le parole di Andrea Pesce.
Com’è strutturata la COP?
La COP27 ha visto la presenza di 4 diverse aree: una Blue Zone, una Green Zone, una Innovation Zone e, infine, dei Side Events esterni. Vediamo, quindi, di cosa si tratta.
- Blue Zone. Il principale centro decisionale della COP27 è stata la Blue Zone, con sede al Sharm El-Sheikh International Convention Center (SHICC), innovativo centro conferenze costruito nel 2006. Qui si sono svolti i maggiori negoziati internazionali, con protagonisti i massimi leader mondiali. Nonostante il cuore fossero quindi le istituzioni, qui si potevano trovare molti padiglioni anche popolati da aziende che, però, secondo Andrea Pesce: “Trattavano il problema climatico in un modo molto verticale, senza ricercare seriamente delle potenziali soluzioni ecosistemiche. L’agenda, inoltre, risultava poco chiara per i vari partecipanti e l’ambiente caotico e male organizzato“.
- Green Zone. Questa sezione della COP27, aperta al pubblico, ha riunito in particolare aziende, ma anche stand commerciali, accademici, artisti, giovani e altro. L’allestimento dell’area ha cercato di richiamare il concetto di sostenibilità, con l’installazione di diverse piante.
- Innovation Zone. Quest’area, organizzata da Climate Action, il cui obiettivo è quello di facilitare la transizione verso energie rinnovabili, era situata a pochi passi dalla Blue Zone, per essere facilmente raggiungibile. Si configurava come uno spazio piccolo, caratterizzato dalla presenza di imprese e di spazi di confronto tra e con esse.
- Side Events. Fuori dalla diretta giurisdizione della COP, all’interno dei lussuosi resort che popolano Sharm el-Sheik, avevano luogo questi panel di alto livello a cui prendevano parte analisti, Organizzazioni Non Governative, giornalisti, CEO di moltissime industrie e professionisti di vario genere. La partecipazione a questi eventi risultava molto più agevole e coinvolgente rispetto, per esempio, alla Blue Zone, dove alcuni padiglioni, essendo all’aperto, non garantivano un’acustica adeguata. Andrea sostiene inoltre che: “I confronti dei Side Events erano più stimolanti, soprattutto a livello contenutistico, ma si aveva qui la percezione che fossero incontri molto esclusivi ed elitari, sia visto il luogo in cui essi si tenevano (i resort), sia per i partecipanti stessi“.
COP27: com'è andata quest'anno?
“Quello che ci si aspetta partecipando a un evento simile, è di trovare innumerevoli confronti sul tema del cambiamento climatico, attori che propongono possibili soluzioni messe in atto o anche solo teoriche. Ma, in realtà, ciò che manca è l’impegno concreto“. Questo è quello che è emerso dalla preziosa testimonianza di Andrea Pesce, partecipante attivo alla COP27. Le sue parole sono state molto importanti per comprendere quelli che sono stati i punti di forza e quelli di debolezza dell’evento, degli spunti fondamentali che potrebbero aiutare ad apportare dei miglioramenti per il futuro.
Dalla sua testimonianza emerge infatti la mancanza di un’ideologia e di un impegno concreto per creare un mondo migliore. C’è molta più attenzione nei confronti del futuro dell’industria e, quindi, nei confronti dell’aspetto economico. Certamente non possiamo dimenticarci l’importanza fondamentale della sfera economica, che spesso (se non sempre) viene però messa in primo piano, a discapito delle questioni ambientali e sociali. Nonostante politici e leader mondiali abbiano assicurato che si impegneranno “a fare i compiti”, stiamo andando troppo a rilento. La transizione verso modelli rigenerativi è ancora una strada lunga e non tutti sanno davvero che cosa significa mettere in atto concretamente le decisioni prese in questa sede.
La COP, tuttavia, è sempre un’occasione per coinvolgere quante più persone possibile, portando alla luce temi spesso scomodi, soprattutto alle élite. Un momento in cui trovare delle voci che hanno davvero a cuore le sorti del nostro Pianeta e che propongono delle soluzioni che, quantomeno, possono essere un punto di partenza nella lotta al cambiamento climatico.
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Fonti:
www.amnesty.it/egitto-inizia-la-cop27-tra-le-proteste-almeno-151-indagati-centinaia-interrogati-e-poi-rilasciati/
www.lapresse.ca/actualites/environnement/2022-11-11/jets-prives-et-cop27-des-affirmations-contradictoires.php