FINANCE
Investire in Borsa: perché le azioni salgono e scendono?
08 giugno 2022
Luca Discacciati
Spesso si pensa che le azioni quotate in Borsa siano qualcosa di etereo, distaccato dalla realtà economica. Non è così! Le azioni quotate sono veri e propri pezzi di aziende che rispondono a determinate regole economico finanziarie. In questo articolo vedremo quali sono i motivi che fanno muovere le azioni al rialzo e al ribasso.
La regola della domanda e dell’offerta
I prezzi delle azioni cambiano ogni giorno. Dall’inizio delle contrattazioni, che avviene con l’apertura della Borsa dove le azioni sono quotate, fino alla fine della seduta stessa, la domanda e l’offerta di un determinato titolo si incontrano, determinando il prezzo di mercato.
Domanda e offerta: se più persone vogliono comprare una determinata azione rispetto a venderla, la domanda sarà maggiore e di conseguenza le azioni crescono e incrementano il loro valore.
Questo meccanismo funziona per le azioni, come per qualsiasi altro bene che viene scambiato. Non è solo la domanda a influire sul prezzo di un bene, anche l’offerta fa la sua parte. Se prendiamo per esempio una materia prima come il granoturco, possiamo vedere come l’inizio del conflitto in Ucraina è coinciso con un importante rialzo dei prezzi del grano stesso (il grano è una materia prima quotata, sotto forma di contratto futures, sia al Chicago Mercantile Exchange sia all’Euronext).
Fonte: Piattaforma di Kimuratrading.com
Questo è dovuto non all’incremento della domanda, ma a un calo dell’offerta, vista l’impossibilità da parte dell’Ucraina di esportare la materia prima della quale è il quinto produttore al mondo (dopo Russia, Stati Uniti, Canada e Francia).
Capire il meccanismo delle domanda e dell’offerta è semplice, ma come fare a sapere che agli investitori piace un certo titolo, piuttosto che un altro?
Sono gli utili che contano
Per capire cosa influenza (in positivo o in negativo) la domanda e l’offerta, dobbiamo farci una semplice domanda: perché un investitore compra un’azione?
La risposta è una sola ed è molto semplice: comprare un’azione consente di diventare socio di tale azienda e permette di partecipare all’utile di tale società.
L’unico motivo per cui qualcuno compra delle azioni è ottenere un profitto.
Questo semplice ragionamento ci fa capire che l’unica cosa che davvero conta, al fine di rendere appetibile una società agli occhi degli investitori, sono gli utili.
Nel grafico qui sotto vediamo come vi sia una correlazione diretta tra i prezzi dell’indice S&P500 (che è un paniere che raggruppa diverse azioni) e gli utili aziendali.
Grafico storico dell’indice S&P500 comparato con gli EPS delle aziende presenti nel paniere. Fonte: YCHARTS.
Maggiori saranno gli utili generati dalle aziende quotate, maggiore sarà la domanda, maggiore sarà l’incremento del prezzo delle azioni.
Il bilancio annuale ed i rapporti trimestrali
I risultati aziendali sono così importanti per gli investitori che l’azienda quotata deve comunicarli ogni tre mesi, attraverso la pubblicazione di quelle che comunemente vengono chiamate “Le trimestrali”. Queste relazioni sono particolarmente importanti in quanto permettono di avere delle precise informazioni circa l’andamento della gestione aziendale.
Se i risultati di una società sorprendono (sono migliori del previsto), il prezzo delle azioni sale. Se i risultati di una società deludono (sono peggiori del previsto), il prezzo delle azioni scende.
Naturalmente non sono solo gli utili a modificare il sentiment nei confronti di un’azione (che, a sua volta, ne modifica il prezzo). Se fosse così, investire in Borsa e ottenere un profitto sarebbe abbastanza semplice. Le azioni in Borsa, infatti, vengono influenzate dalle aspettative che gli investitori hanno sul futuro dell’azienda stessa.
Questo è il motivo per cui spesso capita che le azioni di un’azienda salgono, nonostante non abbiano mai riportato un utile.
Dalla bolla dei titoli internet a Tesla: quando le azioni salgono senza fare utili
Abbiamo visto che se i risultati di una società sorprendono (sono migliori del previsto), il prezzo delle azioni sale e che se i risultati di una società deludono (sono peggiori del previsto), il prezzo delle azioni scende.
Ma com’è possibile che vi siano delle aziende le cui azioni salgono anche se questa non genera utili per gli azionisti?
La capitalizzazione è il numero di azioni in circolazione moltiplicato il loro prezzo, il risultato determina il valore totale dell’azienda. Durante la bolla delle dot-com, ad esempio, decine di società Internet sono arrivate ad avere capitalizzazioni di mercato di miliardi di dollari senza aver mai realizzato il benché minimo profitto.
Il motivo si cela dietro la parola “aspettative”: gli investitori non sono solo interessati ad aziende che fanno utili adesso, ma sono attratti da aziende che hanno il potenziale di fare (tanti) utili in futuro.
L’esempio perfetto per spiegare questo fenomeno è Tesla. Quotata al prezzo di 17 dollari per azione nel giugno 2010, Tesla ha riportato bilanci in perdita fino al 2020, quando la voce “Net income” (utile netto) del bilancio annuale è passata dal coloro rosso al nero.
Il conto economico di Tesla a partire dal 2010, anno della quotazione. Evidenziata in verde la linea dell’utile netto. Fonte: Tikr.com.
Nonostante l’azienda fosse in costante perdita, nel periodo dal 2010 al 2020 le azioni sono passate dai 17 dollari della quotazione a 595 dollari, una performance del +3500%. Questo è stato il risultato del grande lavoro di marketing fatto dal CEO di Tesla, Elon Musk. Il grande miliardario, che prima di Tesla ha fondato PayPal, è riuscito a convincere gli investitori che Tesla sarebbe riuscita, negli anni a venire, a rivoluzionare il mondo dei trasporti, grazie alla più grande flotta di Robo Taxi al mondo.
Questa cosa, nonostante i passi da gigante della guida autonoma, ancora non è avvenuta, ed è forse il motivo per cui, nonostante l’azienda sia riuscita a segnare degli utili, oggi il prezzo delle azioni non si discosta molto da quello che segnavano il 31/12/2020.
Il grafico delle azioni Tesla, la riga verticale corrisponde al primo bilancio in utile dell’azienda. Fonte: piattaforma di Kimura Trading
La storia ci insegna che i mercati non sono sempre stati clementi come con Tesla.
Vero è che il prezzo di un’azione si basa anche sulle aspettative future, ma è altrettanto vero che, prima o poi, le aspettative dovranno essere confermate da risultati reali.
Tornando alla bolla delle azioni internet degli anni duemila, gran parte delle aziende ha visto il proprio valore ridursi a una frazione dei propri massimi.
L’analisi fondamentale delle aziende quotate ed il calcolo del fair value
Warren Buffett è uno degli investitori più famosi al mondo e deve la sua ricchezza alla capacità di scegliere le azioni su cui investire.
Il rendimento medio delle Borse USA è stato del 10% annuo negli ultimi trent’anni. L’oracolo di Omaha (è così che viene soprannominato Buffett) è riuscito a ottenere una performance doppia (il tasso medio di rendimento annuo degli investimenti di Buffett è di circa il 20%).
Come ha fatto, negli anni, a ottenere dei risultati simili?
È lo stesso Warren Buffett ad attribuire il merito del suo successo all’analisi fondamentale, la filosofia di investimento appresa dal suo mentore, Benjamin Graham.
Riassumendo la sua strategia in poche parole, potremmo dire che Buffett investe solo in società delle quali capisce il business, le cui azioni siano disponibili a un prezzo interessante, che operino in un settore che abbia prospettive di crescita sul lungo periodo e che siano gestite da persone oneste e competenti.
Come si fa a calcolare il prezzo corretto (fair value) di un’azione? Esistono diversi metodi, ma il più semplice e immediato è quello inventato da Peter Lynch, un altro grande investitore che ha fatto la storia di Wall Street.
Se un’azienda cresce del 20% all’anno, la sua valutazione è pari a 20 volte gli utili. Allo stesso modo, una società che cresce del 10% all’anno dovrebbe avere un rapporto PE (prezzo/utili) pari a 10. Maggiori sono le aspettative su un’azienda e sul settore in cui opera, maggiore sarà la valutazione attribuita all’azienda stessa.
Prendiamo come esempio Amazon, il leader dell’e-commerce quotato al Nasdaq.
Come è possibile vedere qui sotto, al momento in cui scrivo il rapporto P/E (prezzo utili) è pari a 52.01 (questo rapporto è molto semplice da calcolare ed è disponibile su molti siti di informazione finanziaria, aggiornato in tempo reale).
Se, secondo voi, Amazon ha potenziale per crescere, nei prossimi anni a un tasso di crescita superiore al +50% annuo, significa che le azioni in Borsa sono sottovalutate. Se pensate che quello del +50% sia un tasso insostenibile anche per la creazione di Jeff Bezos, allora le azioni saranno sopravvalutate.
Come vedete è tutta una questione di aspettative.
Highlights del titolo Amazon quotato al Nasdaq, la Borsa dei titoli tecnologici più importante al mondo. Fonte: investing.com.
Scelte corrette e tanta pazienza sono il segreto per il successo in Borsa
Warren Buffett e altri grandi investitori della storia hanno avuto la pazienza di aspettare che i prezzi delle azioni a cui erano interessati scendessero al di sotto di questo “Fair value” da loro calcolato, senza farsi prendere dall’euforia che caratterizza i mercati nei momenti di bolla, come quello delle azioni internet di cui abbiamo parlato.
Prima o poi i prezzi delle azioni fanno i conti con la realtà ed è quello il momento in cui, generalmente, avvengono i grandi crolli in Borsa. È proprio il mitico Warren Buffett ad aver coniato la frase: “Basta avere paura quando gli altri sono avidi ed essere avidi quando gli altri hanno paura”.
Luca Discacciati è un investitore e trader italiano. Appassionato di mercati finanziari sin dall’età di quattordici anni, Luca è esperto di Mega Trend e analisi fondamentale dei titoli quotati in Borsa. Autore del libro “L’arte di vincere in Borsa” è co-fondatore del portale Investire.biz.
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