IMPACT
Climate Tech 2024: i trend di sostenibilità ambientale in corso
17 aprile 2024
di Alessia Arnaldino
Martedì 9 aprile 2024 si è tenuto Climate Tech, un evento di IKN Italia per esplorare le strategie di decarbonizzazione e le scelte tecnologiche delle aziende in vista dell’obiettivo Net Zero 2050.
La natura è descritta come un nuovo stakeholder da considerare al tavolo strategico decisionale, a prescindere dalla tipologia di azienda o dalle industries prese in esame. Questa la principale tendenza emersa durante l’evento. La sostenibilità ambientale deve essere vista come un elemento da integrare nel proprio modello di business, una leva strategica che permette di lavorare sul proprio impatto sociale e ambientale e per promuovere l’inclusione. Fare sostenibilità in azienda non si riduce più alla partecipazione o alla promozione di progetti sostenibili, ma deve entrare in tutti i processi decisionali per permeare le attività a 360°.
Ma in che modo si può considerare la natura uno stakeholder? 6 gli highlights e gli approfondimenti che ci hanno accompagnato durante la giornata:
- l’economia circolare e il concetto di circolarità;
- tecnologia e innovazione come asset al servizio e per abilitare la sostenibilità;
- la governance come leva per integrare la sostenibilità in azienda;
- sensibilizzare ed educare, non solo internamente a livello aziendale, ma anche esternamente, dai partner fino ai consumatori;
- l’importanza della collaborazione e del fare networking lungo tutta la catena del valore;
- monitoraggio e trasparenza, elementi fondamentali per una comunicazione efficace della sostenibilità.
Climate Tech 2024: 6 highlights
1. L’economia circolare e il concetto di circolarità
Uno dei concetti maggiormente emerso e ripreso dai vari speaker è proprio quello di economia circolare. Ogni spreco genera un impatto sull’ambiente circostante, in quanto la produzione di quel bene o servizio ha prodotto delle emissioni che, di fatto, non erano necessarie. Per questo motivo, a prescindere dal settore di appartenenza, si percepisce la necessità di trovare delle alternative allo scarto dei prodotti. Nel settore della moda, una delle filiere più impattanti sul Pianeta, si parla di dare nuova vita agli abiti usati. Nel caso della tecnologia, invece, si pensi al mercato degli smartphone o dei computer ricondizionati. Generare nuovi input da ciò che, fino a non molto tempo fa, veniva solo considerato waste.
Pensare a come riutilizzare non è sempre sufficiente. Bisogna cominciare a integrare la circolarità fin dall’inizio del processo produttivo, per esempio progettando i propri prodotti in un’ottica di ecodesign, prevedendo la possibilità di sostituire eventuali componenti che si possono rompere per evitare di buttare nella spazzatura l’intero bene. In altri casi, ci si può concentrare sullo sviluppo di nuove tecnologie in grado di fornire servizi di recupero di materiali di diverso tipo.
In ogni caso, questa transizione verso un’economia circolare può – e deve – essere supportata dalla tecnologia e dall’innovazione, per sviluppare nuovi modelli di produzione dell’energia, di trasporto e di immagazzinamento, di recupero della CO2, ecc. che vadano a sostituire quelli vecchi.
Per valutare i propri progetti di economia circolare è fondamentale misurare l’impatto utilizzando le giuste metriche e i corretti standard, prendendo in considerazione l’intero ciclo di vita di un prodotto, dalla scelta delle materie prime al fine vita (LCA, Life Cycle Assessment).
2. Tecnologia e innovazione come asset al servizio e per abilitare la sostenibilità
Tecnologia e innovazione svolgono un ruolo fondamentale nella transizione verso la sostenibilità e nella rigenerazione del nostro Pianeta. La tecnologia può configurarsi come la base trainante per la soluzione di una serie di problemi, che a volte essa stessa crea. Si parla per esempio dell’ottimizzazione e dell’efficientamento dei processi di produzione, che porterebbero non solo all’abbassamento degli impatti ambientali, ma anche a risparmi e guadagni per le aziende.
Per esempio, uno degli aspetti più rilevanti riguarda l’energia. Ridurre il proprio impatto aziendale va di pari passo con la riduzione dell’energia utilizzata, innanzitutto evitando gli sprechi e le inefficienze, ma anche servendosi di energie provenienti da fonti rinnovabili. Oggi, la tecnologia sta andando verso la possibilità di creare energia rinnovabile senza immettere nell'atmosfera emissioni di CO2: un’energia pulita e a basso costo.
Altro aspetto importante riguarda la digitalizzazione. È importante utilizzare gli strumenti adeguati e digitalizzarsi in maniera conscia, in quanto può portare a una considerevole riduzione dell’impatto. Per esempio, l’utilizzo di piattaforme cloud based porta a grandi vantaggi per l’ambiente, come abbiamo visto in un precedente articolo.
Infine, tecnologia e innovazione rivestono un ruolo fondamentale nel monitoraggio dello stato di salute degli ecosistemi e della biodiversità. L’utilizzo di satelliti può essere per esempio molto importante per controllare alcune aree del territorio, verificare se ci sia una perdita di biodiversità in atto o se, al contrario, i progetti messi in atto stiano dando effettivamente i loro frutti.
3. La governance come leva per integrare la sostenibilità in azienda
Dichiarata la grande assente in alcune realtà, focus particolarmente importante in altre, la governance sembra la leva decisiva per questo processo che porterà la sostenibilità ambientale e anche tutte le altre a diventare parte integrante delle decisioni strategiche delle aziende.
I best in class raccontano i cambiamenti nelle strutture organizzative che spostano la sostenibilità a diretto riporto del CEO e all’interno dei comitati direttivi.
Solo in questo modo le opportunità di ampliare l’impatto sono colte in modo anticipato e possono portare ad approcci propositivi. Questo spostamento non deve però prescindere dalla diffusione della sostenibilità a ogni livello e a tutte le funzioni aziendali, che devono diventare attive in questo percorso. Per farlo si deve fare leva sulla cultura e sui valori aziendali in modo da promuovere una consapevolezza diffusa.
4. Sensibilizzare ed educare
Altro tema rilevante nella transizione verso la sostenibilità riguarda la sensibilizzazione e l’educazione verso tali argomenti. L’impegno per generare consapevolezza e corretta informazione deve essere comune ed è necessario fare un lavoro che coinvolga tutta la catena del valore, dai dipendenti, ai partner, fino ai consumatori finali passando per le istituzioni.
Fare sostenibilità, infatti, non si limita alla compensazione della CO2 emessa. Deve essere portata all’interno della propria azienda, per coinvolgere tutte le funzioni. Deve comprendere i partner, per responsabilizzare l’intera filiera. Deve tener conto delle istituzioni, con le quali si deve dialogare per la creazione di normative coerenti e adeguate al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Infine, deve riguardare i consumatori finali, per generare impatto positivo già nella quotidianità. Coinvolgere tutto l’ecosistema nel percorso di sostenibilità si traduce in un miglioramento del proprio impatto ambientale in quanto filiera.
5. L’importanza della collaborazione e del fare networking
Sensibilizzare ed educare vanno di pari passo con la collaborazione. Collaborazione che deve essere tra aziende, tra partner, all’interno della filiera produttiva e lungo tutta la catena del valore: una vera e propria partnership multi-stakeholder di lunga durata. Fondamentale è anche la durata di queste collaborazioni e, più in generale, dell’impegno che le imprese devono investire in questi progetti, che devono essere sviluppati sul lungo termine. Si è parlato di un passaggio da un capitalismo di tipo competitivo a un capitalismo collaborativo, unico modo per poter pensare a un’economia che sia realmente circolare. Fare networking è importante per diffondere la sostenibilità, educare e abilitare gli altri alla sostenibilità stessa.
6. Monitoraggio e trasparenza per comunicare la sostenibilità
Una volta integrata la sostenibilità nel proprio modello di business, è fondamentale misurarla e, solo successivamente, comunicarla. Alcune aziende utilizzano dei KPIs significativi e che vanno tracciati in maniera costante e precisa per tracciare il proprio andamento.
Comunicare la sostenibilità è un momento cruciale. Non bisogna fare greenblushing, ossia evitare di parlare dei propri progetti di sostenibilità, ma bisogna fare particolare attenzione alle modalità di comunicazione per non incorrere nel rischio opposto di essere accusati di greenwashing. Particolare attenzione va posta su questo tema, in quanto molto rilevante anche a livello europeo. Il Parlamento Europeo ha infatti recentemente approvato la Direttiva Green Claims, volta a contrastare il fenomeno del greenwashing e con l’obiettivo di garantire che le dichiarazioni di sostenibilità siano supportate da prove verificabili.
Per comunicare in modo efficace è importante darsi e seguire alcune linee guida, che possono riguardare la verifica scrupolosa dei dati, l’utilizzo di metriche riconosciute a livello internazionale, l’essere compliance e trasparenti nelle modalità attraverso le quali vengono comunicate le iniziative e l’effettivo impatto che hanno. Monitoraggio dei dati e trasparenza sono quindi elementi fondamentali.
Conclusioni
Il 72% degli italiani ritiene che le imprese abbiano un ruolo fondamentale nel guidare la transizione ecologica. Il Climate Tech conferma questa tendenza e ha reso evidente che le aziende hanno compreso l’importanza del loro ruolo, o di quello che possono avere. Per tale motivo la sostenibilità sta diventando parte integrante del loro modello di business ed entrando a far parte del sistema di governance.
La sostenibilità va vista come un vero e proprio percorso. Non è sufficiente finanziare o prendere parte a progetti pensati sul breve termine, in quanto sarà un cammino lungo e che dovrà accompagnare qualsiasi attività per essere efficace. Per questo motivo si parla di transizione e, pur puntando al Net Zero 50, bisogna iniziare a entrare nell’ottica di un Net Positive: arrivare a compensare più emissioni di gas serra rispetto a quelle emesse dall’intera catena del valore. Per farlo, tutte le funzioni aziendali devono prendere parte a questa trasformazione.