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FINANCE

Megatrend: come cambieranno economia e società nei prossimi anni

08 luglio 2022

Luca Discacciati

Persone dall'alto collegate con linee

I Megatrend sono quelle tendenze in grado di modificare non solo l’economia ma anche le società globali. Sapere cosa sono e saperli individuare è essenziale quando si parla di investimenti, in quanto sono in grado di ridisegnare gli equilibri economici dell’intero Pianeta e in particolare il panorama finanziario.

Per capire la forza e il potenziale impatto dei Megatrend, possiamo prendere come esempio l’avvento della fotografia digitale. Nata nel 1975 grazie ad un prototipo di macchina fotografica ideato da Steven Sasson, un ingegnere della Kodak, la fotografia digitale ha rivoluzionato il mondo della fotografia, tanto che oggi troviamo le fotocamere all’interno degli strumenti più utilizzati, ovvero i telefonini.

Primo prototipo di macchina fotografica, inventata da Steven Sasson di Kodak

Il primo prototipo di macchina fotografica, inventata da Steven Sasson di Kodak.

La beffa è che è proprio Kodak, che al tempo era leader nella produzione di carta fotografica è stata tagliata fuori dal mercato dalla sua stessa invenzione, nella quale evidentemente non aveva creduto.

L’importanza dei Megatrend quando si parla di investimenti

Il caso di Kodak è davvero emblematico. La difficoltà del management della compagnia nel capire che la fotografia analogica era arrivata al capolinea ha trasformato un leader di mercato in un dinosauro che si è estinto insieme al suo prodotto.

Siamo portati a pensare che tutto andrà avanti così com’è ora, senza grandi cambiamenti, ma la realtà è molto diversa e il mondo (con le sue abitudini) è in costante cambiamento.

Il rinnovamento è alla base del successo in ogni ambito, in particolare in quello degli investimenti. Essere in grado di capire i Megatrend che si stanno sviluppando è essenziale perché il nostro portfolio non faccia la fine di Kodak.

Come funzionano i Megatrend

Un Megatrend non nasce mai dal nulla. L’esplosione e l’adozione di una nuova abitudine o consuetudine da parte della popolazione viene adottata prima da un piccolo gruppo di individui e rimane circoscritta a tale nicchia anche per svariati anni. A un certo punto succede qualcosa (un evento catalizzatore) che rende questa nuova abitudine “mainstream” (mainstream è un termine inglese usato come aggettivo in vari campi delle arti e della cultura per indicare una corrente che, in un particolare ambito culturale, è considerata più tradizionale e “convenzionale”, comune e dominante, venendo quindi seguita dal più grande pubblico).

Anche in questo caso possiamo fare un esempio tratto dalla storia recente. Il lavoro da remoto, ovvero la possibilità di lavorare da un luogo diverso dall’ufficio grazie a una connessione a internet è sempre stato qualcosa di mal visto dalle aziende di tutto il mondo. Negli anni precedenti al 2020 erano poche le realtà che consentivano questo tipo di lavoro ai propri collaboratori. Con l’arrivo della pandemia di Covid-19 nel 2020 e i relativi blocchi alla circolazione delle persone imposti dagli stati, il lavoro da remoto è diventato una necessità.

Donna che lavora in smartworking sul divano

Lo smart working è diventato, grazie alla pandemia di Covid-19, una realtà consolidata nel mondo del lavoro.

Quello che fino a poco prima era mal visto dai datori di lavoro in poche settimane si è trasformato nella soluzione che ha permesso a molti business in giro per il mondo di continuare a generare reddito.

Non solo il lavoro da remoto oggi è una realtà consolidata, che permette alle persone di risparmiare ore di spostamenti nel traffico e avere uno stile di vita più sano, ma permette alle aziende di risparmiare moltissimo sui costi legati alla sede aziendale e agli spostamenti.

Nel caso del cosiddetto “Smart working” o “Remote Working”, il catalizzatore è stata la pandemia.

Potremmo fare diversi esempi di Megatrend esplosi grazie alla pandemia, uno su tutti l’adozione massima dello shopping online. La chiusura forzata dei negozi fisici ha fatto letteralmente esplodere l’e-commerce, ed in particolare Amazon (il colosso fondato da Jeff Bezos), che ha raggiunto gli obiettivi che si era prefissata per il 2024. Anche in questo caso fare acquisti online non era certo un fenomeno del tutto nuovo, ma grazie alla pandemia è diventato qualcosa davvero “mainstream”.

Rischi e opportunità del global warming

Dobbiamo alla giovane attivista svedese Greta Thunberg tutta l’attenzione che il problema del global warming ha suscitato negli ultimi anni. Con la creazione del movimento “Fridays for future” Greta è riuscita ad arrivare prima ai politici svedesi e poi ai leader mondiali, accusandoli di non fare abbastanza per la salute del pianeta.

Attivista Greta Thunberg con cartello davanti al parlamento Svedese

La giovane attivista Greta Thunberg con il cartello che l'ha resa celebre, davanti al parlamento Svedese.

Secondo gli esperti il riscaldamento globale è causato dalle emissioni di CO2, che dalla rivoluzione industriale in avanti sono sempre incrementate, parallelamente al crescente utilizzo degli idrocarburi come fonte di energia.

Senza entrare nel dettaglio del riscaldamento globale, la presa di coscienza (soprattutto delle nuove generazioni) relativamente a questo problema è qualcosa che sta già ridisegnando le abitudini mondiali, tanto da aver portato i leader mondiali a siglare degli accordi come quello di Parigi, nel quale i vari stati aderenti si impegnano a limitare le emissioni, causa del problema stesso.

Come è facile immaginare, questo tipo di iniziative vanno a modificare di molto l’assetto energetico di queste nazioni, che investendo in nuove tecnologie pulite generano delle grandi opportunità di investimento, oltre che tutelare la salute e la qualità di vita dei propri cittadini.

Il passaggio dai combustibili fossili all’energia rinnovabile (come solare ed eolico) o il passaggio dalle auto con motore a scoppio a quelle elettriche sono scelte che comportano miliardi di euro di investimenti da parte degli stati non solo in tecnologia, ma anche in infrastrutture. Questi investimenti rendono appetibili nuovi settori che fino a poco fa erano delle nicchie e rendono obsoleti settori che da sempre sono considerati dei capisaldi dell’economia.

Che fine faranno, banalmente, i distributori di benzina quando le auto saranno tutte elettriche? Esattamente come successo per la Kodak, chi non sarà in grado di rinnovarsi chiuderà i battenti.

I colossi del commercio e dell’industria mondiali si stanno via via adeguandosi a questi nuovi standard ecologici. Il leader dell’arredamento Ikea, per esempio, ha eliminato tutte le luci ad alto consumo energetico dai suoi negozi e punta ad abbattere, entro il 2030, le sue emissioni e quelle dei suoi fornitori dell’80%.

Ikea ovviamente non è sola in questo cambiamento. Il tema della sostenibilità è sempre più sentito anche dagli investitori, tanto che è stato coniato un acronimo che sta ad indicare che una azienda rispetta dei particolari criteri di impatto ambientale, sociale e di gestione aziendale. Questo acronimo è “ESG”:

  • Environmental: sta ad indicare l’impatto ambientale e territoriale
  • Social: si riferisce all’impatto sociale
  • Governance: per indicare il sistema di gestione interno all’azienda

Potrebbe sembrare una moda, ma gli analisti finanziari sono convinti che questi criteri saranno i requisiti minimi della competitività aziendale, in particolare se pensiamo che questi temi sono sempre più in voga tra i giovani, che saranno la prossima generazione di investitori.

Investire in un mondo che invecchia

Nel 1960 il mondo era un luogo molto meno affollato rispetto ad oggi. In quell’anno, infatti, il numero di persone presenti sul pianeta era di circa tre miliardi di individui. Oggi questo numero è più che raddoppiato, superando i sette miliardi.

L’invecchiamento della popolazione mondiale è innegabile. Entro il 2050 il Pianeta conterà probabilmente 1,5 miliardi di persone di età pari o superiore a 65 anni, rispetto ai 703 milioni del 2019. Un rapporto del Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite stima che entro il 2100 circa il 61% della popolazione mondiale avrà più di 65 anni. Già oggi, gli appartenenti a questa fascia d’età rappresentano più di un quinto della popolazione in 17 Paesi ed entro il 2100 ciò sarà vero per altre 177 nazioni.

Questo fenomeno avrà un effetto enorme non solo sulle economie degli stati, ma soprattutto sulle risorse. L’invecchiamento della popolazione comporterà una diminuzione della popolazione attiva, una molto probabile carenza di persone in grado di occuparsi degli anziani e un aumento del carico sul pianeta, dato che ci sono sempre più bocche da sfamare.

Se da un lato l’invecchiamento della popolazione corrisponde ad un miglioramento delle condizioni di vita, dall’altro questo porterà, secondo la “World Health Organization”, ad un numero maggiori di patologie come la depressione, l’Alzheimer, l’artrite, la perdita di udito, i problemi polmonari e il diabete.

Questi cambiamenti influenzano enormemente i budget di spesa degli stati (e dei privati), che investiranno sempre più denaro nel settore medico, farmaceutico e nel settore di assistenza agli anziani.

Nel caso del Megatrend dell’invecchiamento, i primi a muoversi sono stati i colossi della tecnologia. Non è un segreto che Apple, per esempio, stia puntando molto sullo sviluppo di devices sempre più avanzati, per il monitoraggio dei parametri vitali. Già oggi basta avere un Apple Watch al polso per riuscire, in tempo reale, ad avere un elettrocardiogramma molto affidabile, i cui dati possono essere condivisi istantaneamente con il proprio medico.

Il futuro di lavoro e intrattenimento sarà nel Metaverso?

Parlando di Megatrend non possiamo non citare il tema del Metaverso. Questo termine, salito alla ribalta dopo che Facebook ha cambiato nome in Meta Platforms, svelando così i suoi piani di espansione in questo ambito, potrebbe racchiudere e anticipare il futuro di internet, come lo conosciamo.

Quello del Metaverso rappresenta un Megatrend ancora acerbo, tutto da costruire, che non sappiamo se diventerà mai “mainstream”. Anche se le probabilità sono alte, non è così scontato che la popolazione mondiale decida di lavorare, divertirsi, fare shopping o sport all’interno di mondi virtuali, sconnessi dalla realtà.

Se da un lato la visione di un mondo virtuale sembra ancora un’utopia, dall’altro questo scenario (sul quale colossi come Meta e Microsoft stanno investendo pesantemente) potrebbe rappresentare la nascita di un’economia tutta nuova, dal valore di svariati miliardi di dollari.


Luca Discacciati è un investitore e trader italiano. Appassionato di mercati finanziari sin dall’età di quattordici anni, Luca è esperto di Mega Trend e analisi fondamentale dei titoli quotati in Borsa. Autore del libro “L’arte di vincere in Borsa” è co-fondatore del portale Investire.biz.


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