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IMPACT

I pagamenti cashless: meno inquinamento e maggiori guadagni

11 ottobre 2024

Corrado Poggi, Il Sole 24 Ore

Carta di pagamento verde con logo Il Sole 24 Ore

In un mondo sempre più attento alle tematiche della sostenibilità ambientale, l’utilizzo dei pagamenti digitali rappresenta una soluzione ottimale e immediatamente disponibile per ridurre l’impronta carbonica e contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico. Secondo le stime elaborate da The European House – Ambrosetti nell’ambito del Rapporto 2024 della Community Cashless Society, il pagamento cashless ha infatti un’impronta di carbonio inferiore rispetto al contante. Eppure, sebbene i pagamenti cashless possano contribuire in misura significativa alla transizione ecologica, l’Italia si trova al secondo posto in Europa, dopo la Germania, per le emissioni totali di CO2 generate dai pagamenti in contante, con oltre 160,8 mila tonnellate di CO2, circa 2,7 kg per abitante, causate dei pagamenti in contanti.

Inquinamento da contante, i risparmi possibili

Secondo l’indagine, oltre 7 italiani su 10 non sono sufficientemente consapevoli che le proprie decisioni in materia di pagamenti hanno un impatto in termini di inquinamento ambientale. Ogni transazione digitale infatti produce il 21% in meno di emissioni rispetto a un pagamento in contanti. Non solo: se tutti i pagamenti in Europa venissero fatti in digitale, si risparmierebbero oltre 200 milioni di kg di CO2 l’anno e ben 28 milioni di kg di CO2 nella sola Italia. Secondo uno studio della Banca Centrale Olandese, infatti, l’impatto ambientale risulta pari a 4,6 g/ CO2 per una transazione in contanti e 3,8 g/ CO2 per una transazione cashless. Sulla base di questi dati, si calcola che nel solo 2022 le emissioni totali in Europa da transazioni in contante siano state pari a circa 1,2 miliardi di kg di CO2, un valore comparabile alle emissioni dell’intero settore di produzione dei metalli in Italia, ovvero un comparto ad alto consumo di energia e conseguentemente di emissioni.

I consumatori chiedono pagamenti digitali, 8 esercenti su 10 li accettano

Il ritardo nella diffusione dei pagamenti digitali in Italia rispetto, ad esempio, ai paesi nordici non sembra, secondo quanto emerge dall’indagine, un effetto delle abitudini di spesa dei consumatori. Dall’indagine emerge al contrario che oltre il 70% degli italiani vuole aumentare l’utilizzo dei pagamenti cashless ed è dunque la domanda a spingere la transizione; per rispondere a questa richiesta, 8 esercenti su 10 accettano ora pagamenti digitali, sebbene solo una piccola percentuale accetti modalità P2P (peer-to-peer). Inoltre, il 58% degli esercenti ammette di aver introdotto i pagamenti digitali per venire incontro alla richiesta dei clienti. Il rischio, per chi rimane ancorato al contante, è quello di perdere in media il 26% della clientela, con picchi superiori al 60% in settori come Alimentari, Abbigliamento, Bar/Tabacchi e Hotel/Strutture ricettive.

Il cashless fa crescere i ricavi

Una delle evidenze di maggiore interesse dell’indagine è che oltre il 50% degli esercenti intervistati indica di aver registrato un aumento delle vendite grazie all’introduzione del cashless. Tuttavia, nonostante la percezione di maggiore sicurezza dei pagamenti digitali rispetto al contante, solo il 13,7% degli intervistati ha aumentato l’adozione del cashless per questo motivo. Anzi, il 20% degli esercenti considera ancora il contante il metodo di pagamento più sicuro, rivelando una certa resistenza al cambiamento che risulta ancora maggiormente radicata nelle regioni del Mezzogiorno.

Iscritto all’elenco professionisti dal 2003, Corrado Poggi ha iniziato l’attività giornalistica nel 1991 dopo essersi laureato a pieni voti in Lettere Moderne presso l’Università Statale di Milano. Ha vissuto per 13 anni a New York dove si è occupato di economia, finanza e politica partecipando a G7, G20 e riunioni del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. Tornato a Milano nel 2006, si occupa in particolare di Bce e politica monetaria, Ocse, società di rating, società del settore trasporti e fintech.


Flowe: da Challenger Bank a Banking-as-a-Service Company

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