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Cos’è l’economia circolare e perché è importante per le imprese

07 ottobre 2021

di Edoardo Taini

Articolo aggiornato a maggio 2024 da Alessia Arnaldino

Simbolo economia circolare

L’economia circolare è «un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati a essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera. Si tratta dunque un sistema in cui tutte le attività, a partire dall’estrazione e dalla produzione, sono organizzate in modo che i rifiuti di qualcuno diventino risorse per qualcun’altro». Questa la definizione della Ellen MacArthur Foundation, istituzione non-profit per lo sviluppo dell’economia circolare.

Per comprendere il funzionamento dell’economia circolare, bisogna parlare del modello delle 3 R, che riassume anche le fasi in cui essa si snoda.

  1. Ridurre: prestare attenzione alla quantità di materie prime utilizzate nella produzione di beni e servizi, cercando di ridurle al minimo.
  2. Riusare: per esempio optando per beni di seconda mano, prodotti a noleggio o in prestito.
  3. Riciclare: dare nuova vita ai prodotti o ai materiali e componenti di cui sono composti.

L’eccessivo spreco e accumulo di rifiuti difficilmente smaltibili e riutilizzabili sta portando, negli ultimi anni, a sviluppare sempre di più questo concetto. Per quantificare il problema, nella sola Unione Europea si stima infatti una produzione di rifiuti annuale pari a 2,5 miliardi di tonnellate.

L’obiettivo di transitare verso un’economia circolare è quindi quello di ridurre la produzione di rifiuti, facendo propri concetti come quelli di riutilizzo, riparazione, riciclo. Questo consente di lavorare sul prolungamento del ciclo di vita dei prodotti, reintegrandoli nella catena produttiva e generando nuovo valore.

Economia zero rifiuti

Si parla a tutti gli effetti di un’economia a zero rifiuti quando qualsiasi prodotto viene consumato e smaltito senza lasciare traccia. Alla base di questo concetto vi è l’importanza che rivestono le energie rinnovabili e la versatilità degli oggetti che possono e devono essere utilizzati in vari contesti per poter allungare il più possibile il loro ciclo di vita. Il pensiero alla base dell’economia circolare è di tipo sistemico, in quanto non si esaurisce nella progettazione di prodotti destinati a un unico scopo.

Annualmente nell’Unione Europea vengono prodotti più di 2,2 miliardi di tonnellate di rifiuti. Proprio per questo motivo a livello europeo ci si sta muovendo per promuovere un modello circolare di economia. La commissione Europea ha approvato un pacchetto di norme sulla circular economy che obbligherà i paesi membri a riciclare almeno il 70% dei rifiuti urbani e l’80% dei rifiuti da imballaggio, imponendo il divieto di gettare in discarica quelli biodegradabili e riciclabili. Norme che dovrebbero entrare in vigore a partire dal 2030.

I 5 vantaggi dell’economia circolare

Interessante è il rapporto “No time to waste” pubblicato da Bank of America Merrill Lynch in cui si afferma che la produzione complessiva di rifiuti nel mondo ammonta ogni anno a circa 11 miliardi di tonnellate, di cui il 75% viene destinato a discariche o a inceneritore, mentre solo il 25% è riciclato o riutilizzato. Basandosi sui dati di quest’ultimo studio pare evidente come l’adozione di sistemi di gestione e riutilizzo degli scarti deve diventare fondamentale per salvaguardare il nostro pianeta e tutti gli aspetti che riguardano i cambiamenti climatici. Utilizzando misure come la prevenzione dei rifiuti, ecodesign e riutilizzo dei materiali, le imprese europee non solo risparmierebbero ma, allo stesso tempo, ridurrebbero le emissioni totali annue di gas serra. Al momento la produzione dei materiali che utilizziamo ogni giorno è responsabile del 45% delle emissioni di CO2.

I 5 maggiori vantaggi che deriverebbero dall’adozione dell’economia circolare sono:

  1. una riduzione dell’impatto ambientale;
  2. maggiore sicurezza sulla disponibilità di materie prime;
  3. maggiore competitività;
  4. spinta verso l’innovazione;
  5. incremento dell’occupazione, secondo le stime effettuate in UE.

Diventa molto importante anche per le aziende cercare di transitare verso un’economia circolare. Questo passaggio implica un ripensamento profondo dei propri beni e servizi offerti, non solo a livello di materie prime utilizzate, ma bisogna considerare l’intero ciclo di vita del prodotto. Oltre all’uso di materiali sostenibili, rinnovabili e riciclabili, diventa fondamentale porre l’accento sulla durabilità di tali materie prime. Tutto questo contribuisce alla riduzione del proprio impatto.

Significa quindi implementare la sostenibilità nella propria azienda, ripensando anche il modello di business e considerando la natura con un vero e proprio stakeholder.

Esempi di economia circolare: il caso Alisea

La circular economy è la vision e la mission di Alisea, azienda di design fondata nel 1994 da Susanna Martucci. Alisea ha acquisito fin da metà degli anni 90 la consapevolezza dell’enorme spreco di materiali all’interno delle aziende produttive del nostro territorio. Decide così che la sua avventura di imprenditrice, di prima generazione, sarà quella di recuperare gli scarti inevitabili di produzione dei suoi clienti potenziali per trasformarli in oggetti di design unici e di uso quotidiano per gli stessi o altri clienti, coniando il termine Oggetti Comunicanti. Gli oggetti così realizzati hanno il fine dichiarato di raccontare la storia dei materiali con cui sono stati prodotti e da chi sono stati prodotti.

Il team Alisea ha imparato negli anni a ragionare in modo creativo e non ordinario guardando i materiali di scarto da un diverso punto di vista: li re-immagina realizzando oggetti smart ed efficaci dalla forte comunicazione valoriale.

È progettando il riciclo che Alisea ha quindi trovato la sua personalissima collocazione nel mercato, divenendo l’unico operatore che fa del riuso e del riciclo la sua esclusiva e unica identità d’impresa da più di 25 anni.

Nasce la consapevolezza che l’unica strada per un futuro dell’economia circolare passa attraverso l’innovazione dei materiali e dei processi produttivi.

L’economia circolare si basa, quindi, su un approccio integrato che tiene in considerazione l’intero ciclo di un prodotto, dalla ideazione, progettazione, produzione, distribuzione fino alla sua fase di utilizzo (per definizione un prodotto per essere sostenibile deve essere durevole nel tempo) e di riciclo. Per far sì che prodotti e materiali rimangano all’interno di questo circuito è necessario un autentico e drastico cambio di mentalità da parte di tutti gli attori coinvolti e imparare a guardare le aziende produttive come esse stesse parte integrante dell’ambiente in cui operano.